La morte di più di 350 migranti, avvenuta nell'ottobre del 2013 dopo il naufragio di un barcone sovraccarico e non sicuro al largo dell'isola di Lampedusa, ha scioccato il mondo riaccendendo il dibattito sulla risposta dell'Unione Europea al crescente numero di richiedenti asilo e migranti che attraversano il Mediterraneo. In un primo momento, gli Stati membri in prima linea dell'UE si sono mossi rapidamente per istituire operazioni di ricerca e soccorso, adottando un approccio conforme alle convenzioni internazionali come la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e la Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare che sanciscono il salvataggio delle "persone in pericolo" a prescindere dal loro status giuridico.

Questa risposta si è rivelata di breve durata.  

L'Unione Europea ha modificato il suo approccio quando il picco migratorio ha raggiunto il culmine nel 2015/2016. Passando da un sistema decentralizzato di operazioni di salvataggio nazionali, gli Stati membri dell'UE si sono concentrati sulla gestione delle frontiere attraverso Frontex (Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera,), dando priorità alla protezione delle frontiere, all'aumento della sorveglianza e alla criminalizzazione delle operazioni di ricerca e soccorso svolte dalle ONG.

Naufragi dell'ottobre 2013:

3 ottobre 2013: 368 migranti sono morti nel tentativo di raggiungere Lampedusa dalla Libia. 

11 ottobre 2013:una barca che trasportava per lo più richiedenti asilo siriani è affondata nel Mediterraneo. Tra le 268 persone annegate c'erano almeno 60 bambini. 

Nel 2016, il Senato italiano ha riconosciuto ufficialmente il 3 ottobre come Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione. 

Mare Nostrum (2013-2014)

Il 18 ottobre 2013, il governo italiano ha lanciato "Mare Nostrum", un'operazione militare e umanitaria volta ad affrontare l'emergenza nello Stretto di Sicilia in risposta all'aumento degli sbarchi. 

Grazie all'operazione italiana "Mare Nostrum", circa 150.000 persone, molte delle quali provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente, sono arrivate sane e salve in Europa. 

L'iniziativa si è rivelata però molto costosa — più di 11 milioni di dollari al mese — e politicamente controversa, poiché gli oppositori della migrazione sostenevano che incoraggiasse i trafficanti, mentre le autorità italiane si lamentavano di essere state abbandonate dall'Europa e lasciate sole a rispondere.

L'operazione si è conclusa il 31 ottobre 2014, in coincidenza con l'inizio di una nuova operazione chiamata Triton. 

Operazione Triton (2014-2018)

L'Operazione Triton è stata lanciata da Frontex (l'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne) nel novembre 2014 in collaborazione con il Ministero dell'Interno e la Guardia Costiera italiana. 

Con meno di un terzo del finanziamento dell'operazione precedente, Mare Nostrum, e solo 65 collaboratori, Triton ha inizialmente limitato il suo raggio d'azione a 30 miglia nautiche dalla linea costiera italiana, limitando pesantemente la sua capacità di condurre attività di ricerca e soccorso. 

Secondo l'IOM, dopo la fine dell'operazione Mare Nostrum, le morti in mare si sono moltiplicate per nove. 

L'Operazione Triton si è conclusa il 1° febbraio 2018, quando è stata sostituita dall'Operazione Themis, che, come Triton, era guidata da Frontex in collaborazione con il Ministero dell'Interno italiano, ma con "una maggiore attenzione alle attività di contrasto." 

Operazione Sophia e IRINI (2015-2025) 

Dopo la morte di più di 1.200 migranti in due naufragi nell'aprile 2015, Frontex ha ampliato il raggio d'azione di Triton a 138 miglia nautiche al largo della costa italiana e l'Unione Europea ha lanciato una missione militare, la Forza Navale Mediterranea dell'Unione Europea (EU-NavFOR Med), nota anche come Operazione Sophia, al fine di affrontare in modo più completo il traffico e la tratta di esseri umani. Sophia ha esteso le sue attività di pattugliamento nelle acque territoriali libiche e si è concentrata sull'identificazione delle barche dei trafficanti. 

Nessuna delle due operazioni aveva un mandato specifico di ricerca e salvataggio e la percentuale di salvataggi condotti da Triton e Sophia è diminuita costantemente nel tempo. Il numero di persone morte e scomparse nella rotta del Mediterraneo centrale è aumentato in modo costante tra il 2016 e il 2019.

L'Operazione IRINI (EUNAVFOR MED IRINI) è stata lanciata il 31 marzo 2020 con l'obiettivo primario di far rispettare l'embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite alla Libia a causa della seconda guerra civile libica. L'operazione IRINI è un'operazione militare dell'Unione Europea sotto l'egida della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC). 

Le ONG colmano il vuoto nel Mediterraneo centrale 

Per rispondere al picco del numero di traversate del Mar Mediterraneo e al vuoto lasciato dalla politica dell'UE, le ONG hanno iniziato a espandere le loro operazioni di ricerca e soccorso. Tra il 2015 e il 2016, il numero di navi di ricerca e soccorso delle ONG attive lungo la rotta del Mediterraneo centrale è più che triplicato, passando da quattro a tredici, secondo la Guardia Costiera italiana. 

L'importanza delle ONG è aumentata nel tempo fino a rappresentare il 38% dei salvataggi totali nel 2017 e il 40% dei salvataggi nella prima metà del 2018 (fonte: relazioni ICG)

L'accordo tra Italia e Libia (2017-2023) 

Nel febbraio 2017, il governo italiano ha firmato un accordo supportato dall'UE con il governo libico: il Memorandum d'Intesa sulla migrazione (MoU). Rinnovato nel 2020 per altri tre anni, il MoU fa parte di una più ampia strategia difensiva perseguita dai governi europei e basata su un approccio di sicurezza che, anziché fornire protezione ai migranti, cerca di impedirne l'ingresso.   

Ai sensi di questo accordo, l'Italia e l'UE hanno aiutato la Guardia Costiera libica a migliorare la sua capacità di sorveglianza marittima fornendole sostegno finanziario e risorse tecniche. Dal 2017, l'Italia ha stanziato 32,6 milioni di euro per missioni internazionali a sostegno della Guardia Costiera libica, con 10,5 milioni di euro stanziati nel 2021. 

L'Italia aveva già negoziato con l'ex leader libico Gheddafi per frenare la migrazione e reprimere i traffici negli anni 2000, ma questo è stato il primo accordo di esternalizzazione firmato dai due paesi dopo lo scoppio della guerra civile libica. 

Criminalizzazione e ostruzionismo alle ONG (dal 2017 a oggi) 

Dopo l'espansione dei poteri di Frontex, gli Stati membri dell'UE a cui approdano gli arrivi irregolari via mare (Italia compresa) hanno iniziato a perseguire attivamente le ONG coinvolte in attività di salvataggio, sequestrando e imponendo il fermo delle relative navi e accusando i membri dell'equipaggio di agevolare l'immigrazione illegale. I dati raccolti dall'Agenzia dell'UE per i diritti fondamentali (FRA) evidenziano che, tra il 2017 e il giugno 2020, 34 navi ONG sono state oggetto di procedimenti giudiziari. 

Oltre ai procedimenti penali, le ONG che si occupano di ricerca e soccorso sono state vittime di ostacoli amministrativi. L'ultimo esempio del governo italiano che usa i propri poteri amministrativi per punire le organizzazioni coinvolte nelle attività di ricerca e soccorso e per ostacolare l'impegno civile di soccorso alle persone in difficoltà in mare è quello del febbraio 2023. Il 17 febbraio 2023 allo sbarco di 48 persone soccorse in mare, la Guardia Costiera di Ancona ha notificato a MSF e a Geo Barents un fermo amministrativo di 20 giorni e una multa fino a €10.000 per non aver fornito il registratore dei dati di viaggio all'arrivo nel porto della città adriatica. La giustizia dovrebbe determinare la legittimità del fermo e della sanzione.

Il codice di condotta

Nel luglio 2017, a seguito di un'intensa pressione politica, le ONG che operano nel Mediterraneo hanno dovuto firmare un codice di condotta, redatto dall'Italia in consultazione con la Commissione Europea, che vietava le attività di ricerca e soccorso nelle acque territoriali libiche e imponeva ulteriori restrizioni. Visto il contenuto del MoU con la Libia, il nuovo codice di condotta di fatto limitava la possibilità delle navi delle ONG di soccorrere le persone, a meno che queste non si trovassero in acque territoriali e internazionali europee. MSF ha deciso di non firmare il Codice di condotta perché sanciva un impegno specifico che andava contro i suoi principi. Alcuni elementi del codice di condotta erano inutili per le attività di salvataggio, comportavano una riduzione della capacità di salvataggio e, di conseguenza, provocavano ulteriori morti.

A partire dal 2018, l'Italia e Malta hanno posto ostacoli agli sbarchi dalle navi di ricerca e soccorso della società civile nei loro porti. L'anno successivo, con il sostegno del ministro dell'Interno di estrema destra Matteo Salvini, il Parlamento italiano ha adottato una legge che impone sanzioni fino a 1 milione di euro e sequestra automaticamente le navi private che svolgono attività di salvataggio. 

Decreto legge n. 1/2023 convertito in legge 15/2023

Nel gennaio 2023, è entrato in vigore in Italia un nuovo decreto legge. Tra le altre regole, il governo italiano richiede che le navi di soccorso civili si dirigano immediatamente in porto dopo ogni salvataggio, il che implica l'ignorare altre richieste di soccorso in mare. Questo è in contraddizione con l'obbligo del capitano di fornire assistenza immediata alle persone in difficoltà. Questa parte del decreto è di fatto un tentativo di assegnare "porti distanti" molto a nord del porto sicuro più vicino e che richiedono ulteriori giorni di navigazione. L'intenzione è chiara: tenere le navi di soccorso fuori dalla zona in cui si verifica la maggior parte dei salvataggi per periodi più lunghi, riducendo la loro capacità di assistere in mare.

Questo decreto mira a colpire le ONG che si occupano di ricerca e soccorso, ma sono le persone che fuggono attraversando il Mediterraneo centrale che ne pagheranno il prezzo. In una dichiarazione congiunta, 20 organizzazioni della società civile hanno chiesto al governo italiano di ritirare immediatamente il decreto legge appena emesso e ai parlamentari italiani di opporsi al decreto, impedendone così la conversione in legge.

Il 3 marzo 2023, il decreto legge è stato convertito nella legge 15/2023.

Vessels at sea

Geo Barents – utilizzata da MSF dal 2021 a oggi

La M/V Geo Barents batte bandiera norvegese. La lunghezza fuori tutto della nave è di 76,95 metri. Ha due ponti per i sopravvissuti: uno per gli uomini e uno per le donne e i bambini. Dispone di una clinica, di una sala parto e di una sala di osservazione per tutte le attività mediche. La nave dispone di due lance di salvataggio veloci da usare per le attività di soccorso.

 
Sea Watch 4 (con Sea Watch) – utilizzata da MSF nel 2020

La Sea-Watch 4 è una nave battente bandiera tedesca ed era originariamente una nave per la ricerca oceanografica conosciuta col nome Poseidon, acquistata da Sea-Watch e dalla coalizione United4Rescue a fine gennaio 2020. In seguito è stata riadattata per le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Nel 2020, MSF disponeva di staff medico a bordo della nave. È lunga 60,8 metri ed è stata costruita nel 1976.

 
Ocean Viking (con SOS Méditerranée) – utilizzata da MSF nel 2019

La Ocean Viking batte bandiera norvegese. È lunga 69 metri ed è completamente attrezzata per eseguire operazioni di ricerca e soccorso con quattro lance di soccorso veloci, nonché una clinica medica con sale per consulti, triage e ricoveri. Nel 2019, MSF disponeva di personale medico di bordo. 

 
Aquarius (con SOS Méditerranée) – utilizzata da MSF dal 2016 al 2018

La Aquarius batteva bandiera di Gibilterra. A bordo c'erano tre equipaggi diversi: quello tecnico e nautico, l'equipaggio di soccorso di SOS Méditerranée e il team medico di MSF. Aveva la capacità di imbarcare fino a 500 persone soccorse. 

 
Prudence – utilizzata da MSF nel 2017

La Vos Prudence, che batte bandiera italiana, è stata attiva da marzo a ottobre 2017 e gestita esclusivamente da MSF. La nave aveva la capacità di ospitare fino a 750 persone con la possibilità di aggiungerne altre 400. A bordo c'erano 13 membri dello staff MSF incaricati delle attività mediche e dei soccorsi e 17 membri dell'equipaggio nautico e tecnico non MSF incaricati principalmente della navigazione e della manutenzione della nave.

 
Bourbon Argos – utilizzata da MSF dal 2015 al 2016

La nave ha fornito supporto per la ricerca e il salvataggio da maggio 2015 a novembre 2016 sotto la bandiera del Lussemburgo. Aveva la capacità di trasportare 300-350 persone tratte in salvo. L'equipaggio di MSF a bordo era responsabile delle attività mediche e dei soccorsi.

 
Dignity I – utilizzata da MSF dal 2015 al 2016

La nave di MSF, Dignity I, ha condotto operazioni di ricerca e soccorso dal 2015 al 2016. Tutto l'equipaggio a bordo apparteneva a MSF. La nave aveva la capacità di trasportare 300 persone soccorse e navigava con bandiera panamense.

 
Phoenix (con MOAS) - 2015

Da maggio a ottobre 2015, la Phoenix, gestita dalla Migrant Offshore Aid Station (MOAS), aveva a bordo un'équipe medica di MSF composta da due medici e un'infermiera per fornire assistenza medica umanitaria. La nave batteva bandiera norvegese.